PRIMERA OFRENDA EN FLORENCIA
- Javier Figuero
- 20 mar 2018
- 2 Min. de lectura
Presento ahora la traducción al italiano de mi poema LA PRIMAVERA, que colgué en este muro hace unos días. Destinadas a esparcirse próximamente las cenizas del escrito ante la tumba de Simonetta Cattaneo en la Iglesia de Ognissanti de Florencia, el acto anticipará el de las mías propias cuando corresponda, tal como anuncié entonces. Temeroso de que la dama tuviera dificultad de comprensión con la versión original castellana, dispondrá así de los versos en un perfecto italiano, gracias a la labor realizada por mi amigo el arquitecto Arturo Ordozgoiti, al que dejo aquí reconocimiento. Cuando se hacen, estas cosas hay que hacerlas muy bien, y es el caso. Y, si vosotros, lectores, desconocierais la lengua de Dante, harto improbable, intentad el gozo de su sonoridad al menos. Me encantan los gestos grandilocuentes siempre que sean inútiles y os invito a identificaros con este. Bajo el clamor de vuestra solidaridad, Simonetta Cattaneo reparará finalmente en mí y me querrá a lo largo de nuestra común eternidad, a la que ella se adelantó el 26 de abril de 1476 cuando aún no sabía que estábamos hechos el uno para el otro; mientras yo, el enamorado, seré tan perezoso a la misma cuanto pueda.
LA PRIMAVERA (Traduzione)
Non lo saranno la brama o la pena
portatrici del gesto nel momento
della morte. Accetterò la carezza
nascosta tra quel soave vento,
elisir dell’aroma dei bei fiori
di gioia la stagione degli amori.
Nè date nè dei numeri presagio,
piantato vivo di tali ornamenti.
Le ore e gli anni son gli stessi a mio capriccio,
veloci passano, ma sembrano lenti.
Prima di qui, nel cielo,
che è il nulla, al nulla lo sconforto concedo.
Libero son di tutta presantezza,
non c’è nemmeno un progetto vitale incompiuto,
ribelle fiamma che il fuoco non spenga,
paradiso rimandato che non mostri l’abuso.
Mai finora sono stato assai sincero,
perchè non è quello che voglio, quel che volevo.
So quel che sarò al diventar riposo,
semenzaio di sterco, ignea polvere,
quiete d’eternità, del fosso il fondo,
senza testimone nè proposito il presente.
Ma il mio spirito, arreso alla purezza,
tenterà, alla fine, la Bellezza.
Non scordarti l’incarico che faccio,
mia ultima compagna nel cammin
della vita. Il mio polso diventerà pigro
in tua presenza e rifiuterò il vin
che tu mi offra, il tatto del tuo seno
e il caldo del tuo letto.
E, quan la morte mi beffi, alla finta addetta,
chiudi i miei occhi, e le ceneri spargi
sopra la tomba di Simonetta
Cattaneo a Firenze. Mentre tu aromatizzi,
Botticelli, con aranci e degli allori, pastura vera.
Poiché il mio racconto dovrà avvenire a Primavera.
© Javier Figuero
Traduzione: © Arturo Ordozgoiti
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Foto: © teomoreno.com
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